27 ottobre 2006

Giorni di resistenza nel quartiere San Donato

Bologna ore 6:30 terzo giorno di presidio al 21 di via Ristori. Anche questa mattina gli abitanti del quartiere e i collettivi delle case occupate minacciate di sfratto si sono incontrati nelle strade del quartiere San Donato per affermare il diritto all’abitare.

E’ dal mese di Agosto che la Giunta Cofferati ha richiesto per motivi di ordine pubblico lo sgombero forzato per le case autoassegnate dai collettivi di Passepartout, M.A.O., AbitAzione che da alcuni anni lavorano sul territorio di Bologna in merito al disagio abitativo che in questi giorni è stato punto di discussione anche livello nazionale in Senato che ha deciso di bocciare il Decreto-legge n. 261 del 29 settembre 2006: "Interventi urgenti per la riduzione del disagio abitativo in favore di particolari categorie sociali" proposto dal governo Prodi.

di seguito la notizia del blocco del decreto anti sfratto seguito dal dal testo del decreto


Palazzo Madama ha approvato le pregiudiziali di costituzionalità dell'opposizione
Sfratti, il decreto bocciato dal Senato
(Dl 216/2006 - GU n. 227 del 29.9.2006)
Decade il decreto sugli sfratti. L'Aula del Senato, il 25 ottobre, ha infatti approvato con 151 voti a favore e 147 contro, le questioni pregiudiziali presentate dall'opposizione, relative ai presupposti di necessità e urgenza del provvedimento. Le pregiudiziali sono previste dall'articolo 93 del Regolamento del Senato che stabilisce che «Se l'Assemblea si pronunzia per la non sussistenza dei presupposti richiesti dall'articolo 77, secondo comma, della Costituzione o dei requisiti stabiliti dalla legislazione vigente, il disegno di legge di conversione si intende respinto». Il decreto decaduto sospendeva l’esecuzione degli sfratti per i Capoluoghi di Provincia e per i comuni limitrofi con popolazione superiore ai 10.000 abitanti per i nuclei familiari con reddito annuo complessivo inferiore a 27.000 euro, con persone ultrasettantenni o figli a carico, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66%.(25 ottobre 2006)
Decreto-legge 29 settembre 2006, n. 261 "Interventi urgenti per la riduzione del disagio abitativo in favore di particolari categorie sociali"

testo del decreto non approvato

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione [1];

Ritenuta la straordinaria necessita' ed urgenza di contenere il disagio abitativo di particolari categorie di soggetti svantaggiati, soprattutto nelle aree di piu' alta densita' abitativa, anche per la scadenza della precedente proroga, fissata al 3 agosto 2006, ai sensi del decreto-legge 1° febbraio2006, n. 23 [2], convertito, con modificazioni, dalla legge 3 marzo 2006,n. 86 [3], e relativa alle citta' con oltre un milione di abitanti;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 22 settembre 2006;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro delle infrastrutture e del Ministro della solidarieta' sociale, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e delle politiche per la famiglia;

Emana

il seguente decreto-legge:

Articolo 1.

Sospensione delle procedure esecutive di rilascio

1. Al fine di contenere il disagio abitativo e di favorire il passaggio da casa a casa per particolari categorie sociali, soggette a procedure esecutive di sfratto e residenti nei comuni capoluoghi di provincia e comuni limitrofi con oltre 10.000 abitanti, sono sospese, fino al 30 giugno 2007, le esecuzioni dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso di abitazione nei confronti di conduttori con reddito annuo familiare complessivo inferiore a 27.000 euro, che siano o abbiano nel proprio nucleo familiare persone ultrasettantenni, figli a carico, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66 per cento.

2. La sussistenza dei requisiti per la sospensione della procedura esecutiva di rilascio di cui al comma 1 e' autocertificata dai soggetti interessati con dichiarazione resa nelle forme di cui all'articolo 4, comma 4, deldecreto-legge 27 maggio 2005, n. 86 [4], convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148, e comunicata al locatore ai sensi del comma 5 dello stesso articolo 4 [5]. La sussistenza di tali requisiti può essere contestata dal locatore nelle forme di cui all'articolo 1, comma 2,del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 122 [6], convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2002, n. 185.

3. Per i conduttori di immobili ad uso abitativo concessi in locazione dai soggetti indicati all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 16febbraio 1996, n. 104 [8], e all'articolo 3, comma 109, della legge 23dicembre 1996, n. 662 [9], come modificato dall'articolo 43, comma 18,della legge 23 dicembre 2000, n. 388 [9], da casse professionali e previdenziali, compagnie di assicurazione, istituti bancari, società il cui oggetto sociale comprenda la gestione di patrimoni immobiliari e soggetti fisici o giuridici detentori di oltre 100 unità immobiliari ad uso abitativo, anche se diffuse su tutto il territorio nazionale, il termine di sospensione di cui al comma 1 e' fissato al 30 giugno 2008.

4. Per tutto il periodo di sospensione dell'esecuzione il conduttore corrisponde al locatore la maggiorazione prevista dall'articolo 6, comma 6,della legge 9 dicembre 1998, n. 431 [10].

5. Il conduttore decade dal beneficio della sospensione dell'esecuzione se non provvede al pagamento del canone nei limiti indicati dall'articolo 5della legge 27 luglio 1978, n. 392 [11], salva l'applicazione dell'articolo 55 della stessa legge [12]. La decadenza si verifica anche nell'ipotesi in cui il comune di residenza del conduttore non provveda all'intervento di cui all'articolo 3, comma 1, nel termine previsto.

6. La sospensione non opera in danno del locatore che dimostri, nelle forme di cui al comma 2, secondo periodo, di trovarsi nelle stesse condizioni richieste per ottenere la sospensione medesima o nelle condizioni di necessità sopraggiunta dell'abitazione.Justifier

7. Ai conduttori di immobili destinati ad uso abitativo ceduti a soggetti diversi dalle persone fisiche nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione, di cui al decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, e al decreto-legge 25settembre 2001, n. 351 [13], convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, se appartenenti alle particolari categorie sociali di cui al comma 1, e' riconosciuto il diritto al rinnovo del contratto di locazione per la durata di nove anni, non prorogabili, decorrenti dalla data di entrata in vigore del presente decreto, qualora ancora nella detenzione dell'immobile a tale data.

Articolo 2.

Benefici fiscali

1. Per i proprietari degli immobili locati ai conduttori individuati nell'articolo 1 si applicano, per il periodo di sospensione della procedura esecutiva, i benefici fiscali di cui all'articolo 2, comma 1, deldecreto-legge 1° febbraio 2006, n. 23 [14], convertito, con modificazioni, dalla legge 3 marzo 2006, n. 86. A favore dei suddetti proprietari i comuni possono prevedere esenzioni o riduzioni dell'imposta comunale sugli immobili.

Articolo 3.

Interventi dei comuni per l'edilizia sovvenzionata e agevolata e per la graduazione degli sfratti

1. I comuni individuati nell'articolo 1, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, predispongono, d'intesa con la regione, un programma pluriennale di edilizia sovvenzionata e agevolata a favore dei conduttori di cui all'articolo 1, indicando il fabbisogno di alloggi sulla base degli elenchi, predisposti dagli stessi comuni, dei nominativi dei suddetti conduttori, nonche' le eventuali risorse finanziarie stanziate dal comune o dalla regione, da inviare ai Ministeri delle infrastrutture e, della solidarietà sociale.

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, nei comuni individuati nell'articolo 1 possono essere istituite apposite commissioni per l'eventuale graduazione delle azioni di rilascio, finalizzate a favorire il passaggio da casa a casa per i soggetti di cui al medesimo articolo 1, nonche' per le famiglie collocate utilmente nelle graduatorie comunali per l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

3. I comuni definiscono il funzionamento e la composizione delle commissioni di cui al comma 2, garantendo la presenza, oltre che del prefetto e del questore, o di loro delegati, dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli inquilini e dei rappresentanti delle associazioni della proprietà edilizia.

Articolo 4.

Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica

1. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministero delle infrastrutture convoca un tavolo di concertazione per definire, entro sessanta giorni dalla data di convocazione, il piano pluriennale nazionale straordinario di edilizia residenziale pubblica, anche mediante acquisizione, ristrutturazione o manutenzione di edifici esistenti, finalizzato all'aumento di alloggi in locazione a canone sociale e a canone concordato, al fine di garantire il passaggio da casa a casa per i soggetti di cui all'articolo 1, nonche' all'avvio di un piano complessivo sulla casa con la definizione di proposte normative, strutturali e fiscali per la normalizzazione del mercato immobiliare.

2. Al tavolo nazionale partecipano il Ministro delle infrastrutture, titolare della realizzazione delle opere, i Ministri della solidarietà sociale, dell'economia e delle finanze, delle politiche per la famiglia e per le politiche giovanili e le attività sportive, o loro delegati, i rappresentanti dell'ANCI, delle regioni, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli inquilini, delle associazioni della proprietà edilizia, delle associazioni dei costruttori edili e delle cooperative.

Articolo 5.

Reddito dei fabbricatiJustifier

1. Per i contratti di locazione stipulati ai sensi dell'articolo 2, comma1, della legge 9 dicembre 1998, n. 431 [15], il reddito dell'unità immobiliare e' determinato ai sensi dell'articolo 37, comma 4-bis, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, assumendo quale riduzione forfetaria del canone di locazione la percentuale del 14 per cento.

Articolo 6.

Copertura finanziaria

1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, pari a euro 16,4 milioni per l'anno 2007 ed a euro 44 milioni per l'anno 2008, si provvede con le maggiori entrate derivanti dalla rideterminazione dei redditi da fabbricati di cui all'articolo 5.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Articolo 7.

Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

Dato a Roma, addi' 29 settembre 2006

NAPOLITANO

Prodi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Di Pietro, Ministro delle infrastrutture

Ferrero, Ministro della solidarieta' sociale

Padoa Schioppa, Ministro dell'economia e delle finanze

Bindi, Ministro delle politiche per la famiglia

Visto, il Guardasigilli: Mastella

26 ottobre 2006

giovedì 26 Ottobre ’06

ore 6:30
All’alba di questa mattina giovedì 26 Ottobre ’06 nel quartiere San Donato il collettivo Pasepartout ha dato un secondo appuntamento per il presidio no-sfratti!.Un centinaio da attivisti a persone del quartiere hanno aderito all’appello incontrandosi in via Ristori 21 per presidiare le case occupate da più di due anni e rese abitabili proprio dagli stessi autoassegnatari.

ore 8:31
Grazie a tutte le persone del quartiere, i collettivi e i volti nuovi che hanno accolto l’appello anche questa mattina lo sgombero è stato evitato.

Il collettivo Passepartout rilancia l’appello per il presidio a domani venerdì 27 ottobre ’06 dalle ore 6:30 in via Ristori 21.

25 ottobre 2006

Via Ristori Resiste anche stamattina

Con i picchetti nei quartieri S. Vitale e S. Donato si afferma il diritto a resistere e si concretizza l'idea del diritto all'abitare.
La necessità di difendere il diritto alla casa sta portando, ormai da diversi giorni, un centinaio di student*, precar*, migrant* e di individualita' solidali a creare picchetti anti-sgombero.
Anche stamattina all'alba eravamo pronti a resistere con le nostre forzealla polizia per difendere le case che da più di due anni abitiamo assicurandoci un tetto sotto cui vivere.
Anche questa volta nulla di fatto ma non è stato tempo sprecato, i picchetti si trasformano in momenti di socialità e confronto sulle pratiche di resistenza e rilancio delle lotte in città.
Borse sotto gli occhi e visi pallidi, segno di una precarietà continua e diffusa ma anche di continue sveglie all'alba, tornano a sorridere salutando volti "nuovi" e freschi che si uniscono al presidio.
Anime ribelli su scheletri appesantiti dalla mancanza di sonno rilancianola loro volontà di praticare la lotta alla precarietà partendo dalla difese delle case occupate.

Vi invitiamo tutt@ domani,
Giovedì 26 ottobre ore 6:30
in Via Ristori 21, quartiere SanDonato.

20 ottobre 2006

Colazione in via Ristori



Ieri mattina abbiamo saputo che il sindaco di questa città si fa carico anche delle questioni della cosiddetta sicurezza. Ha infatti richiesto, con una lettera depositata in questura, l’intervento di quest’ultima per lo sgombero delle restanti case occupate, per motivi di ordine pubblico.
La Questura ha risposto che provvederà quanto prima.
Questa giunta conferma ancora una volta i suoi disegni criminosi e demagogici:eliminare, il più in fretta possibile, due anni e mezzo di lotte sociali per il diritto alla casa che hanno prodotto per molti la possibilità di vivere dignitosamente, che hanno riportato la questione al centro del dibattito cittadino, finchè il comune non è stato costretto a rispondere alle richieste con alcuni bandi, definiti "per precari", largamente insufficienti.


Ma chi sono i violenti che creano disagio in città?
Chi militarizza i quartieri per buttare fuori casa giovani precari e famiglie o quelli che abitano una casa lasciata vuota da anni?Chi utilizza l’argomento "legalità" contro il disagio abitativo o chi durante un’assemblea interrompe l’assessore Merola e prende il microfono dopo essere stato sgomberato?


Martedì scorso durante la commissione sul Cpt molti consiglieri hanno elogiato quel momento di dialogo.Forse, aggiungiamo senza presunzione, hanno imparato anche qualcosa. Qualcuno pensava che i movimenti di questa città fossero dei trogloditi?
Gli unici signori con la clava che vediamo in giro sono i celerini che il Comune manda a chiamare ormai troppo spesso.
Sappiamo che venerdì mattina verso le 7 circa duecento di questi signori, professionisti dell’uso della violenza, verranno a risolvere “un problema di ordine pubblico”.
Verranno a buttarci fuori di casa.
Ma per non iniziare male la giornata le nostre sveglie suoneranno prima dell’alba e dalle 7 ci faremo trovare a presidiare le case.
Offriremo un caffè a tutti quelli che vorranno farci compagnia, a tutti quelli che hanno sostenuto le occupazioni in questi anni, a quelle persone che vivono tutti i giorni il problema dell’affitto o dello sfratto, a chi ha un contratto a termine e a chi un lavoro non ce l’ha, a chi pensa che Bologna stia diventando invivibile, a chi la vorrebbe ancora una città aperta, sensibile, sperimentale, coraggiosa.


Invitiamo a fare la colazione da noi anche chi, pur non essendo d’accordo con le occupazioni, è stufo di vedere i problemi sociali risolti con la violenza delle forze dell’ordine e vorrà vedere con i propri occhi qual’è la concertazione del manganello.


Vi aspettiamo tutti

VENERDì 20 OTTOBRE

alle ore 7:00 in VIA RISTORI 21

nel quartiere San Donato

19 ottobre 2006

Prima commissione pubblica sul Cpt in comune


Passepartout interviene sul diritto alla casa per i migranti

In seguito all’irruzione di lunedì scorso in Consiglio Comunale da parte degli attivisti dei centri sociali e dei collettivi universitari bolognesi per chiedere all’amministrazione locale di esprimersi in maniera netta contro il CPT di via Mattei, si è tenuta martedì 17 ottobre la prima Commissione di Indagine Conoscitiva sul CPT di Via Mattei a Palazzo D’Accursio.
All’interno di questa Commissione le reti antirazziste bolognesi - attivisti del Tpo, Crash, Passepartout, Mao e Rete Universitaria - hanno ribadito, sedendosi al tavolo della Commissione, la necessità di chiudere immediatamente la struttura di Via Mattei, ricordando sia le sofferenze e le tragedie che quel centro ha prodotto dal 2002 ad oggi, sia le numerose iniziative di protesta che si sono susseguite al suo interno e al suo esterno.
I rappresentanti dei movimenti hanno chiarito il netto rifiuto ad ogni ipotesi di presunta umanizzazione del CPT, bocciando in tal modo le proposte di nuovi centri di permanenza elaborate dal Ministro Amato nelle Note per la modifica del Testo Unico sull’Immigrazione.
Nel corso degli interventi i rappresentanti dei centri sociali hanno ricordato alcuni momenti della campagna elettorale del centro sinistra, citando e documentando con articoli di giornale le parole dell’allora candidato sindaco Sergio Cofferati che nel marzo del 2004 aveva dichiarato l’illegittimità dei CPT e la volontà di chisura di questo.
La maggioranza è stata accusata di non essersi espressa dopo la vittoria elettorale contro CPT Mattei in questi due anni e mezzo di legislatura e di avere anzi contribuito ad aumentare i trattenimenti nella struttura attraverso numerosi sgomberi delle baracche del Lungoreno voluti proprio dal sindaco Cofferati.
Ascolta il contributo di Domenico Mucignat del Tpo di Bologna
- [ audio 01 ]
Ascolta l’intervento di Irene Elena del collettivo Passepartout
- [ audio 02 ]


Per maggiori informazioni: progetto Melting Pot Europa



11 ottobre 2006

Le parole e le cose

La contestazione operata martedì dai movimenti in resistenza per il diritto all’abitare offre diverse occasioni di riflessione che condividiamo ad alta voce perchè pensiamo possano interessare anche altri oltre a noi.
Chiariamo da subito che smanettoni da tastiera e pervertiti del “cosa e come è successo” possono trovare soddisfatta ogni loro curiosità di cronaca dal video pubblicato su web e dal comunicato firmato dai compagni e dalle compagne.
Altri materiali o racconti possono essere condivisi con chiunque ne sia interessato.
Ora però lasciamo per un attimo da parte la moviola e veniamo alla sostanza.


1. Se la mattina si procede allo sgombero di case abitate da precari allora è il minimo che si venga contestati. Lancio di gavettoni, urla e salti sulla scrivania della presidenza non ci sembra qualcosa di cui giustificarsi, ma il minimo che debba e possa accadere. Non vi pare? E poi, la contestazione e l’esercizio del dissenso, anche radicale, è il sale delle cose. Non esiste, soprattutto a sinistra, il rappresentante intoccabile, il Partito dei Movimenti, il “compagno amico” che ha una storia personale diversa dagli altri. Contano i fatti, dove si sta giorno per giorno, ora per ora; conta quello che si dice e che si fa.
2. Piantiamola con questa barzelletta della violenza. Altrimenti dobbiamo ritornare a dire che nel corso degli ultimi mesi i cattolici della Margherita, i socialisti dei DS, i comunisti non violenti del PRC, i Verdi pacifisti e le altre minoranze dell’Unione hanno confermato l’occupazione dell’Afghanistan e successivamente inviato soldati in armi *in missione di pace* in Libano con l’aiuto della destra nazionale. Crediamo che in termini di equipaggiamento e di regole di ingaggio questi facciano operazioni ben più violente. Viene da dire, ma la violenza organizzata e armata del dominante (a pagamento) sul dominato è legittima solo se i radicali in Parlamento la approvano con un voto di fiducia? E ancora, la violenza di 200 celerini che abbattono le porte delle case prima ancora di aver suonato il campanello non è tale solo perchè sono state chiamate da un giunta sinistra? Forse si sta solo mentendo sapendo di mentire. Per quanto ci riguarda il diritto di resistenza è il piano del confronto nei movimenti e per i movimenti. Compagni ed amici, in un mondo invaso da processi ordinativi nei quali il comando del capitale sul lavoro e sulle forme di vita si esercita con la guerra ci sono donne ed uomini che sono insorti con il mitra in mano per affermare il diritto ad esistere (e non l’hanno abbandonato neppure quando hanno parlato con l’attuale Presidente della Camera), ce ne sono altri in Cina che hanno messo in gioco la vita per salvare la propria casa e città dall’invasione di un’infame grande opera chiamata diga delle tre gole (Prodi e i charters di padroni che sono appena andati a trattare l’offshoring italiano in Cina si sono dimenticati di parlare di diritti civili e sociali nel Paese dei 100 milioni dei comunisti...). Ci piace ricordare le fiamme che nello scorso novembre i beurs hanno portato fin nel centro di Parigi. Questo solo per dire che le faccende sono sempre più serie della faciloneria dei soloni bolognesi e sottolineare come sia sempre più diffuso il presbitismo comunista sotto le cui lenti va bene e tifata ogni lotta o resistenza (anche armata) purchè non sotto le proprie mura.
3. Autoassegnare le case è partecipare alla guerra tra poveri. Su questa maledetta e falsa questione abbiamo già scritto molte volte. Il blog dei compagni e delle compagne di Passepartout (http://www.passepartout-bologna.blogspot.com/) riporta diversi spunti utili a chi vuole leggere, conoscere e, poi, giudicare. Pensiamo che proprio grazie ai conflitti che i movimenti hanno promosso sul terreno del diritto all’abitare si sia ottenuto per tutti i cittadini/e di Bologna: un Bando per i precari, che altrimenti mai sarebbe stato concesso dall’Amministrazione comunale, l’apertura delle liste ERP che dovranno essere costantemente aggiornate e aperte a nuove domande, il diritto di poter partecipare ai bandi di assegnazione anche a chi in precedenza aveva occupato. Le case autoassegnate sono state abbandonate a sè stesse da anni e spesso sono non assegnabili. Di fronte all’enorme patrimonio abitativo pubblico, parapubblico, ecclesiale e privato lasciato sfitto pensare che chi occupa ruba le case ai poveri può essere detto solo dallo sceriffo di Nottingham.
4. “Le occupazioni di casa segnalano un problema; ma nel momento in cui si registra un impegno delle istituzioni competenti le occupazioni devono cessare” (comunicato della segreteria del PRC di martedì 11 ottobre).
Innanzitutto non è stata avanzata nessuna proposta alle soggettività in lotta per trovare loro una soluzione concreta. Possiamo pensare di dormire a casa dell’Assesore Merola fino a che non viene smaltita la lista di oltre 1700 richiedenti per 70 posti reali? In temini più generali, le nuove figure del lavoro precario e migrante sono le voci assenti nel bilancio comunale. Infine noi non siamo nè sponda esterna nè giunta ombra di assessori fantasma per cui, per quanto ci riguarda, la sintesi politica non la fa l’eletto o il Partito, ma rimane territorio aperto di dibattito e pratica di tutti e tutte.
5. Riemerge, come avevamo anticipato (http://www.globalproject.info/art-5745.html), il connubio tra la maggioranza politica di questa città e l’agenda della Procura della Repubblica: il fascicolo di Giovagnoli è stato aperto meno di due ore dopo la contestazione di martedì prima ancora che la Questura inviasse il suo fascicolo.
6. All’Assessore Merola ed al Presidente Malagoli diciamo che noi non siamo stati a deporre sui fatti dal pm Giovagnoli e che mai li denunceremo per le minacce machiste e maschiliste da noi subite.


I fatti dicono che la maggioranza di governo a Bologna e nel Paese mostra la sua profonda crisi di rapresentanza. Questa città è schierata su di un progetto di comando che fonda il suo consenso su di una politica economica e di governace che non si distanzia molto da quella di Guazzaloca. Se osserviamo il piano del comando e la completa assenza di politiche sociali tradizionali e innovative, la ri/definizione del perimetro di Bologna come territorio delle grandi opere (passante nord, variante di valico, TAV, metrò, piano urbanistico, cementificazioni nell’area Stazione, etc) ci pare di poter dire che la verifica di metà mandato è negativa. Non c’è stata nessuna anomalia, nessun vero *cambio di rotta*, nessuna aspettativa assolta e le contraddizioni sociali e politiche rimangono tutte sul terreno, più concrete che mai. Anche l’esperienza dell’Altra Sinistra è quasi ininfluente.
La sostanza è fatta di cose concrete, processi precisi, cambi di assetti di comando, modifiche nei flussi di lavoro e di capitale. La sostanza è fatta di cambiamenti concreti, materiali ed immateriali; la parola è invece l’insieme di opinioni, spesso tra loro contestuali e contradditorie, che non sopravvivono il tempo di un Tg. La sostanza è che per i giovani precari di Bologna non è cambiato nulla nel terzo anno della Giunta Cofferati e che nei primi mesi del Governo Prodi non si è vista discontinuità nei processi di governance. Entrambi ritengono sacrificabile una parte della società che vive nelle nostre città in camere da letto condivise e mal arredate, che ha salari spesso composti da redditi provenienti da più attività e comunque la cui somma è sempre inferiore ai 1000 €, che non avrà mai un futuro di diritti perchè per definizione sono esclusi dalla distribuzione della ricchezza, diretta e indiretta tramite Welfare State.
Se notate essi infatti sono gli esclusi di questa finanziaria e del bilancio del Comune di Bologna e sono il bersaglio delle tre maledette leggi BossiFini, FiniGiovanardi e legge 30 che questo governo non ha alcuna intentione di abrogare. I giovani delle case autoassegnate sono interni a questa composizione sociale del lavoro nella nostra città: migranti, disoccupati, idraulici, ricercatori universitari, studenti lavoratori, infermieri, autoferrotranvieri.
Proprio perchè crediamo in quello che diciamo non accetteremo mai inviti al “ritorno a casa”. Non lo faremo mai perchè siamo in movimento per noi certamente, ma anche per tutti coloro i quali sono non garantiti come noi. Potremmo anche perdere una mano, ma il tavolo ha risorse infinite in questa partita. Siamo convinti che la scommessa inaugurata dalla NoBorderParade sia giusta e valga la pena di essere giocata fino in fondo. Spetta al precariato sociale e migrante costruire la propria autonomia e liberazione, non ad altri, nè tantomeno un governo *amico* la può concedere.
Lì, “abajo y a la izquierda”, in basso e a sinistra, sta la nostra strada.
Siamo alle porte di un grande sciopero generale unitario del sindacalismo di base.
Il 17 novembre ci pare un’importante occasione di lotta che può vedere il protagonismo delle soggettività politiche e sociali del precariato per portare i contenuti e le pratiche della generalizzazione del conflitto anche qua a Bologna.
Noi lavoreremo per questo, il resto sono chiacchiere, qualche volta con il distintivo troppo vicino al cuore.


Case per tutti/e !
CPT per nessuna/o !


TPO Bologna

07 ottobre 2006

No Border Parade





Siamo le parole che diciamo. Siamo i conflitti che agiamo.
Siamo le strade che attraversiamo.

- Venerdì 6 Ottobre ’06, CPT di via Mattei - Leggi il Report

Siamo occupanti di case che pensano che il diritto all’abitare non passa attraverso il mercato degli affiti dai prezzi insostenibili, siamo giovani che costruiscono isole di libertà e di condivisione autogestendo centri sociali, siamo studenti che si autoriducono la mensa e precari che rivendicano la gratuità dei trasporti. Siamo i sentieri tracciati dai nostri desideri: piazze, strade e spazi liberi da vivere in comune e senza limiti di orario e senza controllori, film copyriot e libri gratuiti. E la voglia di riprenderci tutto quello che non abbiamo ancora avuto e che ci spetta. Siamo parte integrante di un tessuto connettivo che si esprime in molteplici forme di vita e produce la ricchezza materiale e immateriale dei territori in cui viviamo, siamo corpi e macchine comunicanti in movimento la cui vita è quotidianamente messa a valore e sfuttata nei mille modi in cui questa città è capace. Sabato 7 ottobre è giornata di mobilitazione europea dei migranti. I linguaggi e le pratiche del conflitto attraverseranno lo spazio metropolitano: le reti sociali si incontreranno nelle strade e nelle piazze di Bologna per chiedere l’immediata chiusura dei cpt, l’abrogazione immediata della legge Bossi- Fini e un’Europa sociale senza alcuna frontiera.

Chiudere i Cpt è affermare il diritto di tutti gli uomini e di tutte le donne alla cittadinza universale.
Chiudere i Cpt è smontare un anello della catena del comando sul desiderio autonomo di migrare.
Chiudere i Cpt é combattere lo sfruttamento del capitale sul lavoro.

La NoBorderParade è manifestazione cittadina comunic-attiva di chi non vuole confini, nemmeno nella nostra città, la *bolognarossa* dello sceriffo Cofferati, degli sgomberi e delle deportazioni nel lager etnico di via Mattei, delle complicità delle imprese private nella gestione del Cpt (Concerta spa, Confraternita della Misericordia), del business delle cooperative nel settore edilizio, della pulizia, dei servizi alla persona.

La NoBorderParade è la parata di chi vuole abbattere le barriere e i confini mobili delle metropoli contemporanee, gli occhi invadenti delle telecamere e la militarizzazione delle strade, è un assalto linguistico e comucativo al paradigma della sicurezza.
La NoBorderParade è la nostra risposta a chi crede di poter disciplinare i nostri comportamenti, a chi vorrebbe rinchiudere la nostra socialità in luoghi e orari predefiniti. Nella Bologna del proibizionismo, delle piazze invase dalle camionette, dei portici ornati di telecamere non possiamo che tessere il territorio comune del conflitto. Un territorio espressivo e molteplice, un fiume in piena che abbatte ogni divieto.
Cominciando da sabato 7. L’appuntamento è alle 16.00 in via Indipendenza.

Chiudere i CPT abrogare la Bossi-Fini.
Creare dal basso una città di diritti e conflitti.

Promuovono:
Rete Universitaria, Crash, Mao, Passepartout, Vag 61, Cua, Tpo

Adesioni & Informazioni: noborderparade@gmail.com


- Guarda il video della giornata di sabato 7 Ottobre ’06 - No Border Parade Bologna