15 novembre 2006

Al di là del muro


comunicato sull'azione di via Albani

L'appuntamento era alle 12.00 nel quartiere Bolognina. In quelle strade quest'estate abbiamo visto decine di precari sfrattati e lasciati senza casa; quegli stessi precari che non si arrendono e tornano a riprendere parola e ripercorrere quelle strade fino ad arrivare in via Albani dove, mattone per mattone, hanno abbattuto il muro che li separa dal diritto ad avere una casa dignitosa. Smurare il portone d'ingresso di un palazzo vuoto da anni, reso inagibile dalla distruzione dei sanitari e dalla muratura, ad opera dell'amministrazione. Togliere quei mattoni per mostrare una città piena di palazzine e appartamenti vuoti, abbandonati e murati.
Abbattere per ricostruire la casa che vogliamo nella città che desideriamo. Includente prima di tutto. Includente per le centinaia di studenti che arrivano da tutta Italia e che sperimentano la precarietà come unica condizione possibile di vita. Lavoro nero, affitto in nero e alle stelle, contratti a tempo determinato, co.co.co, co.co.pro., bassi salari ( in media 600 euro al mese).
Un'edilizia residenziale pubblica blindata, inaccessibile, ampiamente trascurata, un bando per precari che chiede 13.000 euro di reddito annuo per poter partecipare. Per non parlare dei 10.000 e più appartamenti privati lasciati vuoti. Questo e tanto altro offre Bologna.
E in cambio chiede una vita messa al lavoro, una produzione di ricchezza della quale solo in pochi possono godere. Studenti-precari, migranti, famiglie...il problema della casa non risparmia nessuno. E la risposta è sempre repressiva. Ma non ci arrendiamo a questo stato di cose, continuiamo a chiedere quello che ci spetta, una vita felice, una casa come la sogniamo.
Torniamo in piazza Venerdì per un grande sciopero generale, nella giornata in cui ci ritroveremo insieme a tanti altri uomini e donne di questa città per dire che di sacrifici non ne vogliamo più sentire parlare, che i soldi ci sono, che 20 milioni di euro per tre anni destinati all'edilizia residenziale per le forze armate (insieme agli altri milioni per le spese militari) devono tornare alla gente che chiede reddito, diritti e dignità!

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